La Memoria della Terra

 


Frammenti di terra, pietra e calce su cui aspettare una parola, uno sguardo. La memoria della terra è un laboratorio di progettazione condivisa e auto-costruzione per una possibile agorà davanti alla Casa Rossa. Il laboratorio, pur avendo come esito conclusivo la realizzazione di alcune sedute con l’antica tecnica del cocciopesto, prediligerà la dimensione processuale dell’operazione in stretta risonanza con i luoghi interessati.
Ogni seduta raggruma un tempo sospeso, tolto alla frenesia del contemporaneo. Ogni seduta è lì che aspetta. C’è chi si siede per un momento e chi si concede quello necessario all’incontro. Solidi che seducono, raccolgono tempo, uno sguardo, una parola, un bacio, un sorriso, un muro scrostato, un paesaggio.

Ottobre 2021

Fondazione Casa Rossa

Comune di Alberobello
Regione Puglia

DISIMPEGNO | appunti intono all'abitare




Desiderare. Prendersi cura. Condividere memorie e pratiche dell’abitare in forma di oggetti, casa, paesaggio. 

Raccogliere tracce, parole, immagini, frammenti, attrezzi, oggetti, elementi materiali e immateriali. Cercarli nella poesia della terra, della soglia, o sotto un tetto, affacciati ad una finestra.

Un viaggio, una raccolta di incontri e di spazi condivisi con architetti, fotografi, scrittori, poeti, designer, musicisti, studiosi, artisti, artigiani e personaggi in sovrapposizioni di esperienze. Stratificazioni, calce sui muri.

Saranno dimore temporanee, performances, installazioni, incontri, workshop. Un laboratorio sulle pratiche e le relazioni legate alle forme dell’abitare. 

Pale di fico per proteggere un Giardino!



Macrohabitat partecipa al girotondo di fichi, per I giardini di Pomona. Preservarli e garantire al suo angelo custode Paolo Belloni di continuare a curare, vegliare e arricchire una delle collezioni più interessanti del mondo. Se domenica porti una giovane pala di fico d'india potresti toglierti qualche spina per il paradiso! 

Ecco l'evento e il programma: https://www.facebook.com/events/1786837301588234/

Condividere fiato, cultura e terra. Portare un seme ad Aliano alla memoria della terra.



L’intervento proposto ad Aliano è la prima tappa di un cammino da condividere a partire dalla contaminazione e fusione delle terre e argille del luogo ospite e quelle portate dai luoghi d’origine dei visitatori/autori.

Ad Aliano il primo innesto: l’argilla delle terre si mescolerà con quella dei calanchi, e la materia prenderà forma in fischi e ocarine che avranno memoria delle mani che le hanno modellate. Lavorando non sul principio della bella forma, ma su quello della giusta forma, quella che fa del fiato o del vento un suono, una nota nel muro. In questa forma, l’argilla andrà a risarcire buchi e crepe nei muri di Aliano.
I fischi (in argilla cruda) innestati in queste mancanze e disposti a varie altezze, creeranno un repertorio possibile di note segrete sino a quando il vento o il fiato, di un essere umano, non ne sveli il suono. Un fischio che diventa come un segreto riposto in un luogo sicuro, fra una pietra e l’altra. Da qui, il tema del custodire, del prendersi cura, dell’invito ad introdurre all’interno dei manufatti un seme, che dia un suono altro al vento e che possa attecchire nella terra cruda e germogliare.
Portare un seme alla memoria della terra. Condividere fiato, cultura e terra.

innesti sonori a La Luna e i calanchi al festival della paesologia di Aliano







Lasciando tutto a desiderare

Lasciando tutto a desiderare | istallazione | Contempo 2016 |Chiostro medievale del monastero di San Benedetto – Conversano | ferro nero | carta | suoni | desideri






Concept : Lasciando tutto a desiderare, istallazione performance site-specific


L’intervento proposto è un tentativo di messa a dimora d’immagini, suoni e suggestioni evocateci dal luogo. Il piccolo chiostro medievale, all’interno del monastero, caratterizzato da una planimetria irregolare e delimitato dai muri della chiesa, da quelli del refettorio, del chiostro seicentesco e in parte dalle mura antiche della città, è un luogo che tiene il tempo. Uno spazio di risulta tenuto fra parentesi di pietre. Un luogo di sospensione, di cose non dette, sognate o lasciate a macerare fra le piante e le pietre che reggono al segreto. Un luogo generoso che porta luce agli edifici che lo delimitano e lo proteggono da tutto, fuorché dal desiderio. Desiderio che sempre è desiderio dell’altro, o di un altrove. Un incontro possibile solo nella pratica dell’assenza, in quel mancare dove s’annida l’abitare del desiderio. La facciata che chiude a nord il chiostro è quella del refettorio, luogo, un tempo, di convivialità, di cerimonie, di una socialità tenuta assieme attorno ad un tavolo al primo piano. Le finestre del refettorio che affacciano sul chiostro, sono state un’apertura ulteriore sull’incantamento del luogo. Ché fra il desiderio e un tavolo c’è sempre una finestra, e a volte capita che sia aperta e affacciata su un altrove. A cosa pensavano i commensali quando pranzavano? Chi fra i tanti presenti avrebbe preferito non esserci? Forse qualcuno in quel momento voleva essere oltre le mura, e gettando lo sguardo dalla finestra con un desiderio al collo, tuffarsi a mare, magari nei pomeriggi estivi e assolati; oppure desiderare ciò che si ha pudore di nominare o spesso ciò che non si sa dire. L’istallazione lasciando tutto a desiderare è un omaggio alla vita possibile, alla pratica del desiderio che sempre porta ad essere nel tentativo dell’incontro, persino di quello mancato. Un tavolo in equilibrio precario, in aggetto da una delle finestre del refettorio sullo spazio del desiderio, funge da trampolino per una figura di donna che sta ad evoca gli abitanti antichi del convento. Una scultura in ferro che gioca con i pesi specifici, lavorando sull’ossimoro fra il materiale utilizzato e il tema del desiderio che non ha peso. Dalle finestre aperte, giungono suoni legati alla tavola (rumori di posate, bicchieri e voci indistinte…) e suoni legati al mare (voci di bagnanti, vento, onde…). Per terra, all’interno del chiostro, lanciati dal primo piano, fogni di carta appallottolati con su scritto un desiderio. Il chiostro così si farà luogo di raccolta dei desideri, passati e futuri: ai fruitori dell’opera, verrà chiesto di alimentare il patrimonio dei desideri gettati. Saranno invitati a lasciar traccia, a scrivere il proprio desiderio, ad accartocciato (per proteggerlo), e lanciarlo fra gli altri, aggiungendo all’opera altra vita possibile.

Nadiya Yamnych - Massimo Romanazzi - Walter Espedito Trento

humanexpo | la filiera corta delle idee





HumanExpo è la naturale sintesi dei percorsi di Macrohabitat, che, come sapete è un collettivo operoso sui temi dell'eco‐sostenibilità, del consumo consapevole e dell'etica, HumanExpo è parte del nostro esperimento di fusione di esperienze e storie dell'uomo e dell'abitare la terra, forgiato nella narrazione di visioni e scenari di cambiamento.


Genererà universi reali e virtuali, in cui rendere visibili idee innovative, esperimenti sociali e buone pratiche, scardinando stereotipi legati al cibo, alla terra, all’agricoltura e all’uomo.


Brand open source liberamente accessibile e Parco Narrativo permanente, cavalcherà i temi dimenticati da Expo 2015 per coltivare piccole storie, accorciare grandi distanze, e innestare nuove relazioni!


HumanExpo in un clip!

A tutti voi, compagni di viaggio, la clip per Hack the Expo di Wired.
A Milano come hackers dell'expo 2015



microhabitat 0.5 "terzo paesaggio in movimento" con Gilles Clément

Cava Madre come un grande museo di archeologia industriale all’aperto,  un borgo un po’ dimenticato, un "buco verde" dove la sua pietra è nelle costruzioni dei palazzi leccesi. 


La storia di Cava Madre è una storia che va avanti da qualche anno grazie al progetto condiviso dalle Manifatture Knos e Gilles Clément. Un piccolo borgo alle porte di Lecce che ha qualcosa di magico, che ti fa rivivere le dinamiche di un piccolo paese, dove il tempo rallenta e si assapora la tranquillità della vita e la saggezza degli anziani.

Qui Macrohabitat ha realizzato il microhabitat 0.5 in movimento! Ecco le immagini.



Macrohabitat | Oroverde

Giovedì 29 agosto 2013 ore 21.00 incontro con il giovane regista Pierluigi Ferrandini con Nicola Difino per Macrohabitat 2013 all'interno del Fooding Social Club.

Proiezione del film OROVERDE
Tricase,1935 – L’apprendistato della tredicenne Bianca Panarese come operaia tabacchina e il suo amore per il fratello Pietro, ucciso durante le proteste del 15 maggio contro il trasferimento del consorzio A.C.A.I.T.
Tricase, 2011 – Bianca Panarese ha 88 anni. Questa storia è liberamente ispirata ai suoi racconti.





scena simbolo del film oroverde

microhabitat 0.4 suggestioni


Una porta invita ad entrare e subito si viene catturato in questi giardini del Paradiso, rapito dalla Bellezza di tutto ciò che vede, entra nel ritmo della natura e acquisendo un Tempo Nuovo, Lento, entra nell’Armonia Cosmica e sogna di poter far tornare la Terra ad essere un Giardino Planetario


Questo percorso diventa iniziatico verso la Conoscenza, dalla scelta di una delle tre porte, entrerà nel luogo dove l'Equilibrio cosmico tra Cielo e Terra diventa nutrimento del viaggio. 

microhabitat 0.4

Macrohabitat è un esperimento di fusione di esperienze, storie dell'uomo e dell’abitare la terra. Opera collettivamente con architetti, artisti, designer, giardinieri, cuochi, contadini, studi di progettazione e comunicazione, associazioni e singoli che ruotano intorno alla cultura dell’eco-sostenibilità, del consumo consapevole e dell’etica.

Dal 18 luglio al 12 settembre microhabitat 0.4 sarà un laboratorio residenziale con installazioni e performances d’arte. Micro-eventi, incontri con autori, artisti, personaggi più o meno noti nel Fooding Social Club. Qui, si cimenteranno con un inusuale chiacchierata mentre sono parte di uno show-cooking.

Patrocinata dall’Assessore al Mediterraneo, Cultura e turismo della Regione Puglia e dal Comune di Cisternino si terrà nel comune della Valle d'Itria tra Via San Quirico (Largo Amati), VicoMicca e Vico Romolo.




il giardino che guarda il cielo


    














microhabitat realizzato presso l'ex-Fadda di San Vito dei Normanni,
in occasione del Ri-crea festival 2012. 

Seminato a ravanelli nel perimetro,
lattuga, cicoriella, cime di rapa e fiori in verticale. 

dimensioni 5x5x3
(tubi cartone, gesso, sabbia, terra, ortaggi e fiori)